La storia dell'orto
Ci siamo chiesti come costruire un orto che garantisse produttività ed efficienza nel rispetto dei cicli colturali e senza innescare meccanismi di sfruttamento della terra, estremamente dannosi da un punto di vista ambientale. Non era sufficiente che fosse un orto biologico, perché bandire pesticidi e fertilizzanti di sintesi è solo uno dei requisiti fondamentali per ottenere un grande risultato. Ci siamo così informati sulle tecniche di maggior successo per la coltivazione di orticole, messe a punto in giro per il mondo, e abbiamo scoperto quanta ricchezza di esperienze e sperimentazioni avessimo a disposizione.
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Uno dei problemi da affrontare è stato quello di rendere fertile il nostro terreno argilloso. Durante le ricerche sul tema abbiamo conosciuto forme di orticoltura che possiamo riunire nel grande mondo chiamato No Till farming, una serie di tecniche agricole che riducono drasticamente la lavorazione del suolo con gli attrezzi meccanici, per limitare i più comuni danni da loro causati, come il compattamento, la progressiva perdita di materia organica e l’erosione. E’ necessario, infatti, lavorare nel senso opposto, cioè aumentare la materia organica nel suolo anno dopo anno, e con essa la fertilità. Con l’impostazione No till è più facile riuscirci, perché, tra le altre cose, insegna a salvaguardare l’azione di quei microorganismi ed insetti che, elaborando le sostanze organiche, rendono il suolo poroso, areato e ricco di humus.
In seguito, abbiamo conosciuto la Biodinamica e abbiamo messo in atto buona parte del suo metodo, perché ci ha convinto il modo in cui insegna ad approcciarsi all’agricoltura: tutto il lavoro in orto è impostato a partire da una attenta osservazione prima del terreno e poi delle piante, in modo da agire con tempestività se vengono colti degli squilibri. Si lavora su diversi fronti per creare condizioni che salvaguardino la salute e la forza delle piante, con grandi risultati in termini di riduzione delle malattie. Potete immaginare quanto sia importante questa forma di “prevenzione” in un contesto di agricoltura biologica, in cui la “cura” con le sostanze chimiche dell’agricoltura convenzionale è vietata. Per fare un esempio di come si può lavorare in Biodinamica, citiamo una tecnica agronomica di concimazione vegetale, qui largamente applicata, chiamata sovescio, che consiste nella semina di un mix di piante destinate a essere spezzettate e interrate sui letti permanenti, allo scopo di arricchire il terreno di sostanza organica e migliorarne la porosità grazie al lavoro delle loro radici, il tutto in funzione del benessere delle piante. Ma al di là degli aspetti tecnici, l’indicazione più utile che si può trarre è proprio questo invito ad affinare il proprio spirito di osservazione e a rimettere al centro del lavoro la sensibilità e la responsabilità dell’uomo.
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Su questo punto ci piace ricordare che, oltre ai tanti libri che ci sono passati tra le mani e ai tanti contatti con aziende che come noi applicano il Market Gardening e la Biodinamica in Italia e nel mondo, con cui abbiamo costantemente contatti e scambi proficui, anche la tradizione dei nostri nonni è stata una importante fonte di conoscenza sulle buone pratiche di orticoltura. Anche da loro abbiamo imparato che uno sguardo attento e costante è la chiave per costruire un organismo agricolo sano e vitale.
L'orto oggi
Il nostro orto ha circa un ettaro di estensione e durante l’anno, seguendo la stagionalità, coltiviamo una quarantina di piante orticole, alcune delle quali di non facile reperibilità: ad esempio, nella famiglia delle Brassicae, affianchiamo ai cavoli più comuni il cavolo riccio, il cavolo rapa e le insalate di origine asiatica, dal gusto leggermente speziato.
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A fianco dell’orto è nato anche un giardino di erbe aromatiche e fiori eduli, con molte varietà a disposizione dei più fantasiosi appassionati di cucina.
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Nell’ultimo anno abbiamo costruito due grandi serre, destinate soprattutto alla coltivazione delle verdure da frutto e al prolungamento della stagione produttiva, e costantemente studiamo come apportare migliorie ai nostri impianti e alle nostre produzioni.
Come naturale conseguenza, ci siamo poi avvicinati al Market gardening, che costituisce un approccio concreto all’agricoltura No till e studia come ottimizzare tutti gli aspetti del lavoro - dall’estensione dell’orto, alle tecniche applicate, al tempo impiegato - per rendere efficiente e sostenibile, anche economicamente, la gestione dell’orto biologico. Grazie al Market gardening abbiamo imparato come lavorare a mano il nostro orto, tramite la creazione dei cosiddetti letti permanenti: le strisce di terra dove vengono effettuate le semine e i trapianti vengono dapprima rialzate rispetto al livello del suolo, movimentando la terra e arricchendola di concime organico, dopodiché, nelle successive fasi di lavoro, vengono sempre lavorate a mano, superficialmente e senza rovesciamenti del terreno, poiché in questo modo la fertilità, che si trova solo nei pochi cm superficiali, può accrescersi nel tempo.